“Serata tranquilla” sorrise come se il destino cercasse d’ingannarlo mentre teneva d’occhio la sottile linea rossa dell’est: “Anche i cinesi e gli arabi staranno festeggiando il santo Natale questa sera?”
Dal tetto dell’altissimo palazzo adibito alle cerimonie sacre, l’uomo poteva scrutare con attenzione ambedue i ghetti: “Io vorrei fare lo stesso, ma le notti come questa, fredde e senza stelle, non sono sinonimo di vera tranquillità. Quanti scontri ci sono stati negli scorsi Natali, Ein?”
Una voce elettrica parlò dall’interno del suo casco cibernetico: “Tre furti l’anno scorso, uno scontro a fuoco ed un sequestro due anni fa, due incendi dolosi e un furto tre anni fa, due rapine e un inseguimento quattro anni fa…”
“Ho capito Ein, basta così.” Lo interruppe ed allungò il proprio respiro per l’ansia: “Siamo sempre sintonizzati con la polizia vero?” L'eroe si posò lentamente su di un robusto doccione mentre il mantello cibernetico gli copriva completamente il corpo mimetizzandolo nel buio.
La voce fredda di Ein fu tempestiva come sempre: “Certo. Frequenza 70 megahertz con switch off ogni cinque minuti con criptaggio di due punti.”
Attese nel buio: “Percepisco troppa calma. Non mi piace.”
All’improvviso sentì un colpetto dal cielo e poco dopo un altro e un altro ancora: pioggia.
D’istinto si rannicchiò sopra il doccione e poi controllò che il nero casco cibernetico fosse ben chiuso mentre Ein avvolse completamente il corpo del suo padrone allargando al meglio le falangi cibernetiche del complesso mantello a due manti.
“Visione notturna” disse e il sistema mobile di lenti all’interno del casco si tramutò passando dalla termovisione all’oscuro visione.
Nulla ancora.
La pioggia si fece sempre più pesante e scivolava via velocemente sulla tuta cibernetica dell’eroe che vegliava su quei due ghetti malfamati con ansia.
Nessun rumore di festa in questa notte ancora così giovane.
Il suo sguardo scrutò tutte le innumerevoli finestre degli edifici sottostanti e poi fissò il grande incrocio rotatorio attorno al quale tutti i mezzi di trasporto dovevano passare.
Lui rimase immobile.
L’immagine di suo padre era sempre presente in questi momenti.
Ora lui indossava una specie d’armatura frutto del lavoro della vita di suo padre: uno scienziato dell’esercito degli Stati Uniti. Il ricordo della sua deplorevole morte per mano di un balordo gli stringeva sempre forte il cuore.
La madre, già gravemente ammalata, si spense poco tempo dopo per il dolore per la perdita del marito.
Poi la scoperta: il progetto Ein, Evolution Intelligence, nascosto agli occhi di chiunque all’interno dei sotterranei della loro tenuta. Aveva solo vent’anni quando attivò Ein grazie all'aiuto del nonno Thomas, l’unico suo parente rimasto.
La saggezza del nonno lo addestrò a rinunciare alla sete di vendetta verso quei balordi e a credere nella giustizia. Col tempo, l'appoggio del nonno lo aiutò anche a sconfiggere il sempre crescente desiderio d’abusare del proprio potere che veniva quotidianamente fomentato da tragici eventi.
Il nonno Thomas era il suo appoggio, la sua guida, la sua forza e quando la sua nemesi capì che era il suo unico punto debole lo uccise. L’immagine del fucile d’assalto di Dragonrider detto il Biker era sempre nitidissima nella sua mente: come un colpo di pistola nel cuore. Nonno Thomas cadde ai suoi piedi nel centro della hall di casa sua. Le mani cibernetiche di Ein non lo poterono salvare.
Fu l’unica volta che provò un’inquietante sensazione di massacro, ma questa svanì quando comprese che quella sua sensazione era in verità l’obiettivo a cui aspirava il delirante Biker.
Per altri venti anni l’uomo portò con sé, ed evolse, gli insegnamenti del nonno: il giusto equilibrio tra corpo e mente, verità e giustizia, punizione e carità.
La megalopoli non avrebbe mai accettato un eroe tutto muscoli e guerrafondaio, ma aveva bisogno di un uomo equilibrato, capace di capire, prevenire e proteggere la popolazione dalle menti criminali senza scrupoli.
Ancora immagini: la prima pagina dei media piena di verità distorte e di fango sui propri successi.
La successiva reazione delle forze dell’ordine contro di lui come mossa politica dell’allora sindaco Mc Grayan, ora in galera per molteplici crimini di corruzione.
E come sempre lei.
Ogni giorno, almeno per un momento gli appariva lei: Letizia Summer. I suoi lunghi capelli, gli occhi chiari, il suo profumo, il suo raro sorriso e la sua gentilezza fuori dal comune.
Vivere nella stessa città, frequentare lo stesso corso di studi.
Averla al proprio fianco era bello, ma lui non poté mai esternare i propri sentimenti a causa dei propri pensieri sulle future conseguenze. Dovette rinunciare a quell'attrazione così forte per una scelta di vita atta al sacrificio. Una vita per lo più notturna con ben poche soddisfazioni.
Erano dovuti passare cinque anni per il riconoscimento pubblico da parte del nuovo sindaco. Il suo cuore si riempì d’orgoglio quel giorno ma sentì l’impossibilità di mostrare il proprio volto al pubblico per paura di perdere il posto di lavoro d’impiegato.
Il suo lavoro era monotono, senza possibilità di carriera, in una multinazionale con colleghi ipocriti e un capo poco comprensivo. Ad ogni ritardo sul posto di lavoro rischiava il licenziamento e a questo fu corrisposto un assenteismo in strada del suo alter ego, ma per fortuna la gente che lo conosceva non era saggia quanto suo nonno per notare questi piccoli dettagli della vita quotidiana.
Il pensiero della prossima giornata di lavoro lo infastidì, ma trasformò quell’irrequietezza in pace ripensando a lei. Le bastava anche solo ripetersi il suo nome per percepire una sensazione di benessere. La sua pura femminilità, la sua innocenza nei piccoli gesti: la guardava e la riguardava mentalmente in tutte quei momenti vissuti insieme.
All’improvviso un’esplosione e una voce fredda: “Un incendio dovuto da un esplosivo al plastico nel settore 46 del sesto quartiere ad uno virgola venticinque chilometri da qui.”
“Si Ein…” si alzò l’eroe sotto la pioggia: “…andiamo!!”
Il Ritratto del Supereroe da Giovane di Mattia Bellunato 11/01/2011 (Tutti i diritti riservati).
Dal tetto dell’altissimo palazzo adibito alle cerimonie sacre, l’uomo poteva scrutare con attenzione ambedue i ghetti: “Io vorrei fare lo stesso, ma le notti come questa, fredde e senza stelle, non sono sinonimo di vera tranquillità. Quanti scontri ci sono stati negli scorsi Natali, Ein?”
Una voce elettrica parlò dall’interno del suo casco cibernetico: “Tre furti l’anno scorso, uno scontro a fuoco ed un sequestro due anni fa, due incendi dolosi e un furto tre anni fa, due rapine e un inseguimento quattro anni fa…”
“Ho capito Ein, basta così.” Lo interruppe ed allungò il proprio respiro per l’ansia: “Siamo sempre sintonizzati con la polizia vero?” L'eroe si posò lentamente su di un robusto doccione mentre il mantello cibernetico gli copriva completamente il corpo mimetizzandolo nel buio.
La voce fredda di Ein fu tempestiva come sempre: “Certo. Frequenza 70 megahertz con switch off ogni cinque minuti con criptaggio di due punti.”
Attese nel buio: “Percepisco troppa calma. Non mi piace.”
All’improvviso sentì un colpetto dal cielo e poco dopo un altro e un altro ancora: pioggia.
D’istinto si rannicchiò sopra il doccione e poi controllò che il nero casco cibernetico fosse ben chiuso mentre Ein avvolse completamente il corpo del suo padrone allargando al meglio le falangi cibernetiche del complesso mantello a due manti.
“Visione notturna” disse e il sistema mobile di lenti all’interno del casco si tramutò passando dalla termovisione all’oscuro visione.
Nulla ancora.
La pioggia si fece sempre più pesante e scivolava via velocemente sulla tuta cibernetica dell’eroe che vegliava su quei due ghetti malfamati con ansia.
Nessun rumore di festa in questa notte ancora così giovane.
Il suo sguardo scrutò tutte le innumerevoli finestre degli edifici sottostanti e poi fissò il grande incrocio rotatorio attorno al quale tutti i mezzi di trasporto dovevano passare.
Lui rimase immobile.
L’immagine di suo padre era sempre presente in questi momenti.
Ora lui indossava una specie d’armatura frutto del lavoro della vita di suo padre: uno scienziato dell’esercito degli Stati Uniti. Il ricordo della sua deplorevole morte per mano di un balordo gli stringeva sempre forte il cuore.
La madre, già gravemente ammalata, si spense poco tempo dopo per il dolore per la perdita del marito.
Poi la scoperta: il progetto Ein, Evolution Intelligence, nascosto agli occhi di chiunque all’interno dei sotterranei della loro tenuta. Aveva solo vent’anni quando attivò Ein grazie all'aiuto del nonno Thomas, l’unico suo parente rimasto.
La saggezza del nonno lo addestrò a rinunciare alla sete di vendetta verso quei balordi e a credere nella giustizia. Col tempo, l'appoggio del nonno lo aiutò anche a sconfiggere il sempre crescente desiderio d’abusare del proprio potere che veniva quotidianamente fomentato da tragici eventi.
Il nonno Thomas era il suo appoggio, la sua guida, la sua forza e quando la sua nemesi capì che era il suo unico punto debole lo uccise. L’immagine del fucile d’assalto di Dragonrider detto il Biker era sempre nitidissima nella sua mente: come un colpo di pistola nel cuore. Nonno Thomas cadde ai suoi piedi nel centro della hall di casa sua. Le mani cibernetiche di Ein non lo poterono salvare.
Fu l’unica volta che provò un’inquietante sensazione di massacro, ma questa svanì quando comprese che quella sua sensazione era in verità l’obiettivo a cui aspirava il delirante Biker.
Per altri venti anni l’uomo portò con sé, ed evolse, gli insegnamenti del nonno: il giusto equilibrio tra corpo e mente, verità e giustizia, punizione e carità.
La megalopoli non avrebbe mai accettato un eroe tutto muscoli e guerrafondaio, ma aveva bisogno di un uomo equilibrato, capace di capire, prevenire e proteggere la popolazione dalle menti criminali senza scrupoli.
Ancora immagini: la prima pagina dei media piena di verità distorte e di fango sui propri successi.
La successiva reazione delle forze dell’ordine contro di lui come mossa politica dell’allora sindaco Mc Grayan, ora in galera per molteplici crimini di corruzione.
E come sempre lei.
Ogni giorno, almeno per un momento gli appariva lei: Letizia Summer. I suoi lunghi capelli, gli occhi chiari, il suo profumo, il suo raro sorriso e la sua gentilezza fuori dal comune.
Vivere nella stessa città, frequentare lo stesso corso di studi.
Averla al proprio fianco era bello, ma lui non poté mai esternare i propri sentimenti a causa dei propri pensieri sulle future conseguenze. Dovette rinunciare a quell'attrazione così forte per una scelta di vita atta al sacrificio. Una vita per lo più notturna con ben poche soddisfazioni.
Erano dovuti passare cinque anni per il riconoscimento pubblico da parte del nuovo sindaco. Il suo cuore si riempì d’orgoglio quel giorno ma sentì l’impossibilità di mostrare il proprio volto al pubblico per paura di perdere il posto di lavoro d’impiegato.
Il suo lavoro era monotono, senza possibilità di carriera, in una multinazionale con colleghi ipocriti e un capo poco comprensivo. Ad ogni ritardo sul posto di lavoro rischiava il licenziamento e a questo fu corrisposto un assenteismo in strada del suo alter ego, ma per fortuna la gente che lo conosceva non era saggia quanto suo nonno per notare questi piccoli dettagli della vita quotidiana.
Il pensiero della prossima giornata di lavoro lo infastidì, ma trasformò quell’irrequietezza in pace ripensando a lei. Le bastava anche solo ripetersi il suo nome per percepire una sensazione di benessere. La sua pura femminilità, la sua innocenza nei piccoli gesti: la guardava e la riguardava mentalmente in tutte quei momenti vissuti insieme.
All’improvviso un’esplosione e una voce fredda: “Un incendio dovuto da un esplosivo al plastico nel settore 46 del sesto quartiere ad uno virgola venticinque chilometri da qui.”
“Si Ein…” si alzò l’eroe sotto la pioggia: “…andiamo!!”
Il Ritratto del Supereroe da Giovane di Mattia Bellunato 11/01/2011 (Tutti i diritti riservati).

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