Un peccato è una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge Eterna [dal Sermo di Sant’Agostino pagina 169].
Un peccato si commette quando si ha materia leggera, oppure anche grave, ma senza piena consapevolezza o totale consenso. Esso non rompe l’alleanza con Dio ma indebolisce la carità, manifesta un affetto disordinato per i beni creati; ostacola i progressi dell’anima nell’esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene purificanti temporali [dal Compendio del Catechismo, Città del Vaticano 2005, pagina 109].
Nell’infinito multiverso eterno, quando due buchi neri intergalattici collidono si può aprire un varco spazio - temporale che può collegare diverse realtà.
L’armata di Agaliarept copriva ettari ed ettari di distese infernali ed era pronta alla nuova cronozona.
Tutte le unità era infiammate dall’eccitazione quando videro nel cielo nero aprirsi un cerchio di luce prismatica di dimensioni sempre maggiori.
Le divisioni aeree entrarono nel varco per prime e sparirono nella luce.
A terra, i reggimenti dovettero attendere che il varco di luce toccasse il suolo per agire.
Abraxas era tra le fila della propria armata di fanteria.
Il suo corpo rosso e muscoloso era teso come non mai. Odiava i suoi fratelli che aveva accanto.
Odiava i loro scherni ed odiava questo lunghissimo tempo d’attesa in cui tutto era uguale, noioso e pericoloso.
Abraxas non amava la sopraffazione e la depravazione come i suoi fratelli; non vedeva nell’ingordigia o nella depravazione una forma di libertà ma intuiva che, in tutto questo, ci fosse uno schema più grande, una forma di controllo dall’alto di cui sentiva di non farne parte. Nel suo profondo, desiderava poter vivere qualcosa di diverso.
All’improvviso percepì il frastuono ritmico dei tamburi e tutti i suoi fratelli incominciarono a cozzare le proprie armi contro le proprie armature.
Lui fece lo stesso.
Il varco si stava aprendo ad una velocità spaventosa.
All’improvviso scoppiarono delle urla dalle prime fila di soldati. La frustrazione dell’attesa si trasformò in furore ed onde di carne da macello entrarono nel varco.
Abraxas si concentrò preparandosi per la marcia.
Dopo le armate della carne da macello toccò alla prima fanteria oltrepassare il varco.
Oltre la luce del cancello spazio - temporale vi era un caos di anime guerriere.
Ai suoi occhi parve una distesa ricolma di cadaveri mentre, nel cielo, centinaia di creature immonde e celestiali si scontravano senza fine.
Aniel era terrorizzata dagli eventi: tutti i suoi fratelli e sorelle erano in guerra con una furia mai vista prima.
“Aniel! Non è il momento d’indugiare! Dobbiamo combattere!” suo fratello e maestro Yecabel andò a scontrarsi con un gruppo di mostri rossi poco lontani da lei.
Uno di essi vide Aniel impaurita ed abbandonò lo scontro lanciandosi in un assalto a grandi passi.
L’enorme diavolo calpestò i cadaveri e ruggì perdendo bava dalla bocca ricolma di denti aguzzi e si avvicinò con ferocia verso la femmina, ma di colpo cadde un guerriero dal cielo che lo colpì con violenza.
La spada di Yerathel trafisse la gola del mostro mentre Aniel scappò via.
“Aniel! Non è il momento d’indugiare! Dobbiamo combattere!” suo fratello e maestro Yecabel andò a scontrarsi con un gruppo di mostri rossi poco lontani da lei.
Uno di essi vide Aniel impaurita ed abbandonò lo scontro lanciandosi in un assalto a grandi passi.
L’enorme diavolo calpestò i cadaveri e ruggì perdendo bava dalla bocca ricolma di denti aguzzi e si avvicinò con ferocia verso la femmina, ma di colpo cadde un guerriero dal cielo che lo colpì con violenza.
La spada di Yerathel trafisse la gola del mostro mentre Aniel scappò via.
Ovunque c’era distruzione e l’angelo impaurito si guardò continuamente intorno con frenesia
facendo sopratutto attenzione che nessuno la potesse assalire dal cielo.
All’improvviso il suolo le mancò sotto i piedi e cadde in un precipizio.
Vide la luce del cielo allontanarsi e cadde con violenza su di un corpo che ruggì dal dolore sul fondo dell’abisso.
Il cuore di Aniel quasi scoppiò dalla paura e si allontanò subito da quell’essere così diverso da lei: “Stammi lontano!”
“Argh! Che male!” lui si poggiò una mano sulla propria ala sinistra in una smorfia di dolore.
Aniel l’osservò attentamente: il suo corpo alato e glabro era simile al suo ma era comunque molto diverso per il colore rosso della pelle e per le sue fattezze somatiche molto più spigolose delle sue.
Dalla sua ala membranosa perdeva copiosamente del liquido scuro che con la propria mano cercava di frenare. Poi si alzò in piedi barcollando e tentò d’arrampicarsi alla nuda roccia della voragine ma il dolore glielo impedì e con un grido cadde nuovamente a terra.
Aniel era consapevole da dove potesse provenire quell’essere dalla fede puramente malvagia ed inoltre sapeva che, per questo motivo, doveva essere eliminato secondo la Legge Eterna, ma il suo credo ebbe il sopravvento.
La sua volontà di penetrare nei più oscuri segreti dell’universo grazie ai suoi studi al fine di superare tutte le avversità del creato tramite la ricerca, le suggerì di aiutarlo per poter meglio comprendere chi avesse veramente di fronte.
Quindi gli si avvicinò lentamente in segno di pace disse dolcemente: “Posso aiutarti?”
Lo sguardo bieco di lui la impietrì e lui si rannicchiò su se stesso come se volesse proteggersi: “Vattene!” fu la sua risposta, ma lei non comprese e continuò ad avvicinarsi lentamente.
“Permettimi di risanare le tue ferite. Ti prego.” Aniel intuì che quella bisognosa creatura non comprendesse la propria lingua e non nascose a se stessa la paura di una reazione violenta nei suoi confronti, ma percepì in lui, nei suoi occhi, qualcosa di nascosto e misterioso che le diede fiducia.
Gli si avvicinò ancora.
Intanto, al di sopra dell’abisso, la guerra era all’apice degli scontri. Le diverse creature volanti e non continuavano a distruggersi a vicenda.
Sotto gli urti della grande guerra, parte della riva del fosso si staccò.
Con un sol ruggito lui le balzò addosso e il grosso masso staccatosi gli si spezzò sulla schiena. Lui le cadde sopra trattenendo quell'enorme peso e proteggendola da morte certa. Furono faccia a faccia.
Dopo il ringhio di dolore, il suo sguardo incrociò quello di lei che sorrise in maniera innocente.
Si fissarono a lungo.
Si consumò il peccato veniale. La bocca di lei baciò quella di lui con una forte energia che sorprese Abraxas, ma lui accettò il compimento dell’atto impuro.
Altre rocce più piccole si staccarono dai bordi dell’abisso e lo colpirono, ma lui la prese con forza trascinandola sotto di sé. Le fece da scudo e la portò fino alla parete rocciosa: “Arrampicati!” urlò alzandola verso l’alto: “Salvati!”
Lei intuì e risalì il dirupo aiutata dalla forza sovraumana di lui, ma la terrà di colpo tremò.
Lei fu spinta fuori dall’abisso mentre la crepa si richiuse inghiottendolo: “No!!”
Lei cadde in ginocchio.
Trattenne le lacrime e vide che tutto intorno a sé la guerra era all’epilogo.
Le forze del Signore riuscirono a respingere l’esercito degli inferi ancora una volta.
Quando il varco spazio - temporale si richiuse fece tremare ogni cosa e i diavoli non poterono chiamare altri rinforzi perdendo così la guerra.
La Legge Eterna non permetteva né la compassione né il perdono in questi casi e nessun diavolo sopravvisse nelle terre sacre.
Ogni angelo sopravvissuto alla guerra ebbe l’obbligo di confessarsi per legge, ma Aniel scelse di rifugiarsi nelle proprie biblioteche. Lontano da chiunque, nascose il proprio peccato, ma la mancata confessione deturpò il suo aspetto fisico ed invecchiò.
La creatura nata come frutto del suo peccato veniale era dentro di lei, al sicuro, ma il suo destino
non poteva compiersi in quelle terre sacre. Aniel studiò e trovò una soluzione.
Nel suo essere madre, sapeva che quella nuova vita poteva essere la propria redenzione e decise di attraversare i campi Elisi per raggiungere il cancello degli angeli custodi.
Aniel sapeva molto bene che era necessario un permesso per varcare quel cancello ma volle comunque attraversarlo per salvare la vita del proprio bambino infrangendo la Legge.
La sua caduta sulla terra fu devastante: le sue ali, spiegate per l’atterraggio, si bruciarono completamente prima di cadere in acqua.
Stremata, raggiunse la riva sabbiosa mentre l’alba sorgeva all’orizzonte.
Il suo corpo stava lentamente svanendo ma con un ultimo gesto di volontà, partorì il piccolo Nephilim sulla sabbia, al sicuro.
Il bambino pianse, lei svanì.
L’Ultimo Peccato Veniale di Mattia Bellunato 25/01/10 (Tutti i diritti riservati)
facendo sopratutto attenzione che nessuno la potesse assalire dal cielo.
All’improvviso il suolo le mancò sotto i piedi e cadde in un precipizio.
Vide la luce del cielo allontanarsi e cadde con violenza su di un corpo che ruggì dal dolore sul fondo dell’abisso.
Il cuore di Aniel quasi scoppiò dalla paura e si allontanò subito da quell’essere così diverso da lei: “Stammi lontano!”
“Argh! Che male!” lui si poggiò una mano sulla propria ala sinistra in una smorfia di dolore.
Aniel l’osservò attentamente: il suo corpo alato e glabro era simile al suo ma era comunque molto diverso per il colore rosso della pelle e per le sue fattezze somatiche molto più spigolose delle sue.
Dalla sua ala membranosa perdeva copiosamente del liquido scuro che con la propria mano cercava di frenare. Poi si alzò in piedi barcollando e tentò d’arrampicarsi alla nuda roccia della voragine ma il dolore glielo impedì e con un grido cadde nuovamente a terra.
Aniel era consapevole da dove potesse provenire quell’essere dalla fede puramente malvagia ed inoltre sapeva che, per questo motivo, doveva essere eliminato secondo la Legge Eterna, ma il suo credo ebbe il sopravvento.
La sua volontà di penetrare nei più oscuri segreti dell’universo grazie ai suoi studi al fine di superare tutte le avversità del creato tramite la ricerca, le suggerì di aiutarlo per poter meglio comprendere chi avesse veramente di fronte.
Quindi gli si avvicinò lentamente in segno di pace disse dolcemente: “Posso aiutarti?”
Lo sguardo bieco di lui la impietrì e lui si rannicchiò su se stesso come se volesse proteggersi: “Vattene!” fu la sua risposta, ma lei non comprese e continuò ad avvicinarsi lentamente.
“Permettimi di risanare le tue ferite. Ti prego.” Aniel intuì che quella bisognosa creatura non comprendesse la propria lingua e non nascose a se stessa la paura di una reazione violenta nei suoi confronti, ma percepì in lui, nei suoi occhi, qualcosa di nascosto e misterioso che le diede fiducia.
Gli si avvicinò ancora.
Intanto, al di sopra dell’abisso, la guerra era all’apice degli scontri. Le diverse creature volanti e non continuavano a distruggersi a vicenda.
Sotto gli urti della grande guerra, parte della riva del fosso si staccò.
Con un sol ruggito lui le balzò addosso e il grosso masso staccatosi gli si spezzò sulla schiena. Lui le cadde sopra trattenendo quell'enorme peso e proteggendola da morte certa. Furono faccia a faccia.
Dopo il ringhio di dolore, il suo sguardo incrociò quello di lei che sorrise in maniera innocente.
Si fissarono a lungo.
Si consumò il peccato veniale. La bocca di lei baciò quella di lui con una forte energia che sorprese Abraxas, ma lui accettò il compimento dell’atto impuro.
Altre rocce più piccole si staccarono dai bordi dell’abisso e lo colpirono, ma lui la prese con forza trascinandola sotto di sé. Le fece da scudo e la portò fino alla parete rocciosa: “Arrampicati!” urlò alzandola verso l’alto: “Salvati!”
Lei intuì e risalì il dirupo aiutata dalla forza sovraumana di lui, ma la terrà di colpo tremò.
Lei fu spinta fuori dall’abisso mentre la crepa si richiuse inghiottendolo: “No!!”
Lei cadde in ginocchio.
Trattenne le lacrime e vide che tutto intorno a sé la guerra era all’epilogo.
Le forze del Signore riuscirono a respingere l’esercito degli inferi ancora una volta.
Quando il varco spazio - temporale si richiuse fece tremare ogni cosa e i diavoli non poterono chiamare altri rinforzi perdendo così la guerra.
La Legge Eterna non permetteva né la compassione né il perdono in questi casi e nessun diavolo sopravvisse nelle terre sacre.
Ogni angelo sopravvissuto alla guerra ebbe l’obbligo di confessarsi per legge, ma Aniel scelse di rifugiarsi nelle proprie biblioteche. Lontano da chiunque, nascose il proprio peccato, ma la mancata confessione deturpò il suo aspetto fisico ed invecchiò.
La creatura nata come frutto del suo peccato veniale era dentro di lei, al sicuro, ma il suo destino
non poteva compiersi in quelle terre sacre. Aniel studiò e trovò una soluzione.
Nel suo essere madre, sapeva che quella nuova vita poteva essere la propria redenzione e decise di attraversare i campi Elisi per raggiungere il cancello degli angeli custodi.
Aniel sapeva molto bene che era necessario un permesso per varcare quel cancello ma volle comunque attraversarlo per salvare la vita del proprio bambino infrangendo la Legge.
La sua caduta sulla terra fu devastante: le sue ali, spiegate per l’atterraggio, si bruciarono completamente prima di cadere in acqua.
Stremata, raggiunse la riva sabbiosa mentre l’alba sorgeva all’orizzonte.
Il suo corpo stava lentamente svanendo ma con un ultimo gesto di volontà, partorì il piccolo Nephilim sulla sabbia, al sicuro.
Il bambino pianse, lei svanì.
L’Ultimo Peccato Veniale di Mattia Bellunato 25/01/10 (Tutti i diritti riservati)

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